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Manifattura: tredici settori a livelli più alti del pre-covid, ma la moda arranca
A cura dell’Ufficio Stampa
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In tredici settori la produzione del 2021 della manifattura cresce anche nel nostro territorio rispetto ai livelli pre-Covid-19 e segnano una performance migliore dei competitor tedeschi. Emerge da un’indagine di Confartigianato che mette in luce la solida tenuta delle piccole imprese a vantaggio delle quali servono tuttavia politiche incentivanti di maggiore efficacia.
Nel legno la produzione dei primi otto mesi del 2021 sale del +9,4% superiore allo stesso periodo del 2019; seguono le apparecchiature elettriche con +7,2%, vetro, ceramica, cemento, ecc. con +6,7%, computer ed elettronica con 6,6%, mobili con +6,4%, Altre manifatture con +4,3%, bevande con +4,2%, metallurgia con +3,7%, gomma e materie plastiche con +3,7%, alimentari con +1,5%, riparazione macchinari con +1,4%, prodotti in metallo con +1,0% e carta con +0,1%.
La ripresa non è completamente diffusa: segna un ritardo la produzione di autoveicoli (-8,5%) mentre è ancora profonda la crisi della moda, con tessile a -11,1%, pelle a -22,4% e l’abbigliamento a -35,7%, un livello di produzione inferiore di oltre un terzo di quanto realizzato prima della pandemia. In questo settore chiave del made in Italy Nel corso di quest’anno si colgono timidi segnali di reazione, con la produzione del comparto moda che ad agosto 2021, al netto della stagionalità, è del 4,7% superiore ai livelli di fine 2020, registrando un aumento congiunturale della produzione in cinque degli otto mesi dell’anno.
“Alla migliore reattività della manifattura italiana – rimarca il Gruppo di Presidenza Confartigianato Cesena – contribuiscono le micro e piccole imprese che rappresentano il 50,8% dell’occupazione totale, una quota più che doppia del 24,4% della Francia e del 19,7% della Germania”.