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Ripartenza ad ostacoli, l’inflazione galoppante riduce i margini delle imprese

A cura dell’Ufficio Stampa
uff.stampa@confartigianatofc.it

La diffusione della nuova variante Omicron Covid-19, le interruzioni delle filiere globali, associate al boom dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici, hanno portato ad una inflazione più elevata del previsto, rallentando il ritmo della ripresa in corso.
In un report Confartigianato ha delineato le tendenze della turbolenza dei prezzi che sta coinvolgendo e ostacolando le imprese.

 

“Per le commodities  energetiche – osserva il Gruppo di Presidenza Confartigianato Cesena (Daniela Pedduzza, Stefano Ruffilli e Marcello Grassi) – il 2021 ha chiuso con un aumento, valutato in dollari, dell’82,0% su base annua, il tasso più alto degli ultimi 42 anni. Le tensioni maggiori provengono dal gas, prima fonte di produzione di elettricità, la cui bolla sta pesantemente spingendo al rialzo i prezzi dell’energia elettrica: a dicembre 2021 il prezzo del gas europeo ) registra un impressionante +709% rispetto a dicembre 2019 mentre il prezzo dell’energia elettrica di riferimento per la borsa elettrica a gennaio 2022 è 3,5 volte quello di un anno prima. Queste tendenze sui mercati energetici determinano un aumento  del 78,1% su base annua dei prezzi delle importazioni di energia.  Forti le tensioni anche sulle commodities non energetiche i cui prezzi a dicembre 2021 crescono del 33,8% e;una diretta conseguenza è l’aumento dei prezzi delle importazioni al netto dell’energia”.

“La forte spinta sui costi, insostenibile in alcuni settori- aggiunge il Gruppo di Presidenza – sta riducendo i margini delle imprese e determina un rialzo dei prezzi alla produzione pari all’8,9%. Le strozzature delle filiere globali hanno determinato l’allungamento dei tempi di consegna e la scarsità dei materiali. Le tensioni di prezzo sui mercati internazionali e sul settore produttivo, si ripercuotono sull’inflazione al consumo: a dicembre 2021 l’indice armonizzato dei prezzi al consumo in Italia sale del 4,2% in un anno, a fronte del +5% in Eurozona. Le previsioni delle autorità monetarie rimangono orientate ad una temporaneità delle spinte  inflazionistiche e una spinta persistente sui prezzi potrebbe accelerare il ritorno a politiche monetarie restrittive, con pesanti  ricadute, sulla domanda delle famiglie e l’attività delle imprese”.