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Report Confartigianato: sos manodopera in tutti i settori, profili più ricercati nella carpenteria metallica e nelle costruzioni
A cura dell’Ufficio Stampa
uff.stampa@confartigianatofc.it
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Per le imprese italiane e anche territoriali è sempre più difficile trovare manodopera: nell’ultimo anno la quota di lavoratori introvabili sul totale delle assunzioni previste è passata dal 40,3% di luglio 2022 al 47,9% registrato a luglio 2023.
Lo rileva un rapporto di Confartigianato sulla carenza di personale che ha incluso rilevazioni sul territorio provinciale di Forlì-Cesena da cui emerge l’allarme degli imprenditori per un fenomeno diffuso anche nel territorio cesenate e in tutti i settori, da quelli tradizionali fino alle attività digitali e hi tech.
“In particolare, le maggiori difficoltà di reperimento – afferma il Gruppo di Presidenza Confartigianato cesenate (Daniela Pedduzza, Stefano Ruffilli e Marcello Grassi) – si riscontrano per i tecnici specializzati nella carpenteria metallica (70,5% di personale difficile da trovare), nelle costruzioni (69,9%), nella conduzione di impianti e macchinari (56,6%).
A livello regionale, l’Emilia Romagna è al quinto posto tra i territori le imprese che faticano di più a trovare dipendenti. Tra le cause di difficile reperimento, per il 32,4% dei lavoratori è dovuto alla mancanza di candidati ed il 10,8% all’inadeguata preparazione dei candidati. Per questo, le piccole imprese reagiscono intensificando le collaborazioni con gli istituti tecnici e professionali, l’utilizzo di stage, tirocini, percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento. Inoltre, all’aumento delle retribuzioni, affiancano l’offerta di pacchetti di welfare aziendale, flessibilità dell’orario di lavoro, l’utilizzo dello smart working, interventi per migliorare il clima aziendale e il comfort dei luoghi di lavoro”.
“La carenza di manodopera – sottolinea il Gruppo di Presidenza Confartigianato Cesena – si conferma uno dei maggiori problemi per le nostre imprese. Il lavoro c’è, mancano i lavoratori. E, nel frattempo, 1,7 milioni di giovani tra 15 e 29 anni non studia, non si forma, non cerca occupazione. Il dibattito su salario minimo e lavoro povero deve allargarsi ad affrontare con urgenza il vero problema: la creazione di lavoro di qualità. Serve un’operazione di politica economica e culturale che avvicini la scuola al mondo del lavoro, per formare i giovani con una riforma del sistema di orientamento scolastico che rilanci gli istituti professionali e gli istituti tecnici, investa sulle competenze a cominciare da quelle digitali e punti sull’alternanza scuola lavoro e sull’apprendistato duale e professionalizzante. Bisogna insegnare ai giovani che nell’impresa ci sono opportunità, adeguatamente retribuite, per realizzare il proprio talento, le proprie ambizioni, per costruirsi il futuro. Questa è prima di tutto un’operazione formativa ed educativa che Confartigianato vuole contribuire a realizzare nel territorio, dove da anni opera con esperienze mirate, come Bottega Scuola”.