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- Le imprese stanno pagando perfino la quarantena ai dipendenti non malati!
Le imprese stanno pagando perfino la quarantena ai dipendenti non malati!
A cura dell’Ufficio Stampa
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La tortuosa fase della ripartenza è disseminata di mine vaganti che attentano ogni giorno alla fluidità della ripresa delle piccole imprese nella fase di convivenza col covid.
Si tratta di un campionario indigesto di ostacoli su un percorso già accidentato con un surplus di difficoltà organizzative e di costi aggiuntivi, pesantissimo in questa fase così delicata.
Fra queste spicca il costo delle quarantene dei dipendenti, pur asintomatici e negativi al tampone, per il momento ancora sostenuto dalle imprese, oltreché dall’Inps, un problema serio che con la riapertura delle scuole con il prevedibile aumento dei contagi potrebbe assumere un peso ancora maggiore. Il lavoratore dipendente asintomatico o negativo al tampone ma che ha avuto contatti con persone che hanno contratto il virus per le vigenti norme deve essere posto in quarantena con sorveglianza attiva o in permanenza domiciliare fiduciaria. A prescindere dalla valutazione se il soggetto interessato sia in una reale situazione di indisposizione che impedisce la prestazione lavorativa, la normativa impone alla Asl attraverso il medico di base di emettere il certificato medico di malattia. Di conseguenza, il dipendente non può lavorare in azienda ma neanche in smart working, anche se c’è una proposta in tal senso della presidente della Commissione Sanità del Senato per permettere il lavoro a distanza, che auspichiamo si tramuti presto in provvedimento.
Ma la questione è: chi deve pagare la quarantena del dipendente? Il decreto Cura Italia dispone sia lo Stato per il 2020 a farsi carico dei costi dell’indennità di malattia causata da quarantena sostenuti dall’Inps e dal datore di lavoro, ma ad oggi, non è stata emanata alcuna disposizione in tal senso, per cui l’Inps sostiene il costo dell’indennità di malattia a suo carico e il datore di lavoro il costo dell’integrazione di malattia, entrambi senza ricevere il rimborso del costo sostenuto. Quanto al rimborso il decreto prescrive che il datore di lavoro debba presentare domanda all’ente previdenziale, ma non viene specificato in quale forma e entro quale scadenza? L’Inps non ha fornito istruzioni al riguardo. Morale: l’impresa sta pagando per la quarantena imposta al suo dipendente asintomatico e negativo al tampone e il rimborso, previsto in teoria, non è elargito nei fatti. Una evidente iniquità, così come è evidente che, se fosse risolto il problema della conciliazione tra quarantena e lavoro in smart working, lo Stato potrebbe risparmiare il costo di quei lavoratori che non sarebbero più in malattia bensì al lavoro a tutti gli effetti, seppure in permanenza domiciliare. Ma ci vuole così tanto a correggere una situazione così iniqua? Tra le altre mine vaganti non si può sottacere il fatto delle imprese artigiane cesenati che non hanno pagato la seconda rata di autoliquidazione Inail in scadenza 16 maggio ritenendo di fruire dello spostamento con eventuale rateizzazione al 16 settembre e hanno poi deciso di pagare la rata prima del 16 settembre stesso, ma si si sono viste recapitae, da parte dell’Inail la somma per sanzioni e interessi, come se avessero pagato in ritardo!.
Giampiero Placuzzi, vicesegretario Confartigianato Fderimpresa Cesena
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Credits: Federico Lodesani