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Osservatorio Confartigianato sui dazi: settori più colpiti, moda e legno mobili

A cura dell’Ufficio Stampa
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La politica dei dazi può forse pagare nel breve periodo, ma l’esperienza insegna che le sfide commerciali si vincono garantendo la libera circolazione delle merci. Lo rimarca il Gruppo di Presidenza di Confartigianato Cesena (Daniela Pedduzza, Stefano Soldati, Fulvia Fabbri).

Le possibili ripercussioni sulle imprese italiane delle scelte protezionistiche da parte della nuova amministrazione Usa nel nostro Paese e nei vari territori sono state analizzate in un rapporto di Confartigianato. A risentirne sarebbero, in particolare, i settori con la maggiore presenza di micro e piccole imprese nella moda, mobili, legno, metalli, gioielleria e occhialeria che nel 2024 hanno esportato negli Usa prodotti per 17,9 miliardi di euro, con una crescita delle vendite del 3,9% tra gennaio e settembre dello scorso anno.

“Per le nostre imprese – prosegue il Gruppo di Presidenza – si apre una fase da affrontare intensificando gli sforzi per assicurare l’alta qualità della manifattura made in Italy, arma vincente e distintiva che i mercati sanno riconoscere ed apprezzare. Gli Stati Uniti sono il primo mercato nel mondo per 43 prodotti italiani, tra cui alcune produzioni ad alta tecnologia come i macchinari e prodotti con una marcata vocazione artigiana come la gioielleria e oreficeria, l’occhialeria, i mobili per la casa, le sedie e i divani, le pietre tagliate e lavorate, gli articoli sportivi, il vetro e la ceramica artistici, la coltelleria e la posateria e gli strumenti musicali”.

“L’Italia – rimarca il Gruppo di Presidenza – sarebbe tra i Paesi più colpiti dall’applicazione di dazi Usa sui prodotti europei. Gli Stati Uniti rappresentano infatti il secondo mercato, dopo la Germania, per il maggior valore del nostro export (66,4 miliardi, pari al 10,7% del totale) e hanno visto un boom delle nostre vendite (+58,6%, pari a 24,9 miliardi di euro) tra il 2018-2023. Nel 2024 il made in Italy ha conquistato il mercato statunitense soprattutto con i prodotti farmaceutici (+19,5%), alimentari, bevande e tabacco (+18%), apparecchi elettrici (+12,1%), macchinari (+3,7%), gomma, plastiche, ceramica e vetro (+3,2%) e legno, stampa e carta (+2,4%)”, evidenzia l’associazione. Ora l’imposizione di dazi addizionali, nelle ipotesi del 10% o del 20%, farebbe calare le nostre esportazioni verso gli Stati Uniti, rispettivamente, del 4,3% o addirittura del 16,8%”.

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