Le sfide delle imprese artigiane in transizione nell’età dell’incertezza, report di Confartigianato

A cura dell’Ufficio Stampa
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Quali futuri possibili per le imprese artigiane nell’età dell’incertezza, come è ormai contrassegnata quella degli anni Venti del terzo millennio? È stato il tema approfondito in occasione di Match Point 2023, la due giorni di approfondimento e dibattito organizzati e a Roma da Confartigianato dove l’Ufficio Studi ha presentato il report “Futuri possibili per le imprese a vocazione artigiana”. 

L’indagine delinea le condizioni di contesto in cui operano le imprese italiane, propone una analisi sui principali mutamenti economici mondiali e offre una panoramica sulle le sfide che le imprese affrontano nelle transizioni in corso, demografica, digitale e green. Una prospettiva di lungo periodo evidenzia come il XXI secolo si sta caratterizzando per il dominio dell’incertezza: dal 2000 si sono succedute dieci crisi, con 6 anni di recessione nei 15 anni tra 2008 e 2022 mentre nei 47 anni tra 1961 e 2007 gli anni di recessione erano stati solo 2. Nella serie storica del trend della produzione manifatturiera domina (63,4%) il cambio del segno, un indicatore di incertezza di quindici punti superiore al valore degli anni Novanta del secolo scorso. Con l’incertezza, si ampliano anche le diseguaglianze: il PIL pro capite in volume supera del 17% il livello di inizio secolo nell’Eurozona mentre scende del 2% in Italia.

Nell’ultimo decennio il commercio internazionale –-è messo in luce nell’indagine .- cresce più del PIL mondiale, mentre con la pandemia si sono acuite persistenti difficoltà nell’approvvigionamento di materie prime e nell’Unione europea si amplia la domanda di produzioni strategiche per le transizioni green e digitale; il baricentro della manifattura mondiale si è spostato verso oriente e in alcuni comparti della manifattura italiana, pari a circa un quinto della totale, la produzione si è più che dimezzata. Lo scenario globale vede la Cina assurgere a il quarto mercato dell’export tedesco, mentre era il dodicesimo dieci anni fa. Nel primo semestre del 2023 il rallentamento dell’economia cinese si traduce in un calo dell’8,5% del suo export della Germania in Cina, mentre la recessione tedesca si riflette per l’Italia in una diminuzione dello 0,9% dell’export verso la Germania, il nostro primo partner commerciale, mentre si registra un aumento del 4,9% delle vendite del made in Italy destinate al resto del mondo. Altri scenari messi a fuoco sono la sfida dei BRICS che nel 2024 passeranno da 5 a 11 membri, aumentando significativamente il loro peso sull’economia mondiale e segnatamente nell’offerta di energia e la crescita del peso economico delle autocrazie, che dieci anni rappresentavano fa il 27,9% del PIL del mondo, quota che nel 2023 sale al 34,4%, concentrando il 70,4% della popolazione mondiale e l‘Africa driver della crescita negli anni Venti. Agli stimoli provenienti da uno spazio internazionale sempre più complesso, si associano esternalità che derivano dal criticità del contesto  istituzionale. L’intervento dello stato in alcuni ambiti – come quelli dell’istruzione e della giustizia civile – non corregge la diseguaglianza economica. Pandemia e crisi energetica hanno fatto emergere alcuni malfunzionamenti dei mercati, segnalati dall’andamento di alcuni vettori di prezzo in una fase di turbolenza inflazionistica, e che mostrano rilevanti ricadute sulla competitività delle imprese.  La dinamica demografica sta influenzando lo spessore della struttura imprenditoriale italiana, pesa sulla rarefazione dell’offerta di lavoro e amplifica la difficoltà di reperimento del personale. Sul digitale il report propone preliminari misure dell’impatto di automazione e dell’Intelligenza artificiale ) sul mercato del lavoro e sulla gestione delle piccole imprese. Infine, il report propone l’analisi di un ampio set di ‘marcatori’ della sostenibilità presenti nel Dna delle piccole imprese, tra i quali un modello di specializzazione settoriale più ‘leggero’, una più elevata vocazione all’economia circolare, una maggiore presenza tra gli occupati di donne, giovani e stranieri.