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Donne Impresa Confartigianato sul filo rosso della violenza di genere
A cura dell’Ufficio Stampa
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Nella violenza di genere, la donna, da soggetto consapevole diventa oggetto controllato, denigrato, sul quale vengono proiettate frustrazione, rabbia, e sadismo. Per contrastare questo fenomeno sempre più esteso occorre un approccio multidisciplinare: è emerso al primo incontro di Filo Rosso, promosso da Donne Impresa Confartigianato Cesenatico tenutosi nella sede di Cesenatico in via Trento.
Dopo l’apertura dei lavori della presidente Fulvia Fabbri gli esperti (l’artista-educatore Simone Brandi e la psicologa Roberta Orlandi )hanno sviscerato la problematica in maniera dettagliata e con un approccio sinergico tra i rispettivi ambiti. Il prossimo incontro il 16 dicembre alle 20,30, sempre nella sede di via Trento, chiuderà il cerchio con l’intervento dell’avvocato Daniela Casali su “Le forme della violenza e gli strumenti legislativi per difendersi”. “All’interno del nostro progetto “il Filo Rosso” – ha messo in luce la presidente Fabbri – psicologia, arte e giurisprudenza concorrono a mettere a fuoco che cosa scatena la violenza di genere”.
La psicologa Roberta Orlandi ha messo a fuoco “La forma del maltrattamento psicologico e i campanelli d’allarme che anticipano la relazione tossica”. “Il maltrattamento psicologico è preludio di tutte le forme di violenza – ha rimarcato – ma in una relazione di coppia è difficile riconoscerlo. Esistono tuttavia dei campanelli di allarme che possono, se riconosciuti a tempo debito, salvare la donna da una relazione tossica. Chi maltratta vuole rendere l’altro inerme, isolato, inadeguato. Riconoscere gli elementi di una comunicazione menzognera e disturbata, fatta di silenzi protratti nel tempo, di presunte inadempienze della donna all’interno del rapporto di coppia, è il primo passo.Le relazioni affettive sane si fondano sulla reciprocità, sulla simmetria nei livelli di potere, sulla condivisione. Il maltrattamento psicologico e non solo, perpetrato nei confronti della donna parte da lontano, anche nell’arte ritroviamo gli stessi stereotipi che oggi cerchiamo con fatica di scalfire”. “Attraverso l’analisi di opere d’arte in chiave psicopedagogica rispetto ai concetti di idealizzazione, stereotipizzazione ed esclusione della donna nella pittura occidentale – ha messo in luce Brandi – ritroviamo le radici di questa violenza”.