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Caos sulle etichette ambientali, regolamento da sospendere
A cura dell’Ufficio Stampa
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Sospendere l’obbligo l‘obbligo di etichettatura ambientale degli imballaggi scattato in Italia dal 26 settembre scorso e imposto dal recepimento del pacchetto di direttive europee sull’economia circolare. Lo chiede Confartigianato. La norma che lo ha introdotto (il Decreto legislativo 116/2020) ha lasciato aperti diversi dubbi interpretativi e forti incertezze sugli aspetti operativi che stanno disorientando molti produttori e utilizzatori.
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“Non sono ad esempio chiari – afferma il Gruppo di Presidenza Confartigianato Cesena formato da Stefano Ruffilli, Daniela Pedduza e Marcello Grassi – i contenuti da riportare in etichetta, i soggetti obbligati, le tempistiche per l’esaurimento scorte per gli imballaggi in magazzino. Ma soprattutto non sono chiare le tempistiche per adeguarsi alle nuove disposizioni e gli adempimenti per il prodotto destinato all’estero. Confartigianato è stata chiamata dal Conai, insieme alle principali associazioni di imprese, a redigere linee guida condivise che potessero in qualche modo colmare le lacune normative: tre mesi di intenso lavoro (ot con l’obiettivo di aiutare le imprese in attesa dei necessari quanto urgenti correttivi normativi. Ma correttivi che non sono arrivati”.
“Anzi, con il Decreto Milleproroghe – prosegue il Gruppo di Presidenza -è stata sospesa temporaneamente una parte dell’obbligo in capo ai produttori, lasciando vigente l’obbligo di apporre su tutti gli imballaggi la codifica identificativa del materiale secondo le norme europee. In pratica, una sospensione parziale che ha aggiunto confusione ad un quadro già poco chiaro. Confartigianato, pur condividendone le finalità, ritiene necessaria una sospensione di tutta la misura almeno fino ad inizio 2022 per disporre del tempo necessario a chiarirne l’operatività con correttivi legislativi. Infatti, una linea guida CONAI non ha la forza normativa per regolare un intero sistema e non fornisce alcuna garanzia per le aziende. Anche perché le sanzioni previste per le inadempienze (da 5.200 a 40mila euro) sono spropositate e insostenibili per le piccole e medie imprese costrette ad operare in tempi di pandemia in un contesto così poco chiaro“.